Venerdì pomeriggio, lezione di diritto alla pargola di cui ho già detto. Si parla dei diritti dei lavoratori dipendenti, questione spinossissima (<<Ma… esattamente, che cosa fanno i sindacati?>> Eh, ragazza mia, sapessi!) anche senza che io mi metta a sproloquiare sui liberi professionisti e le piccole imprese. Anche perché prima dovrei spiegarle cos’è un libero professionista, immagino. -.-‘
La sottoscritta:
<<…Quindi oggi il congedo di maternità non si chiama più così, ma “congedo parentale”, perché anche i padri, se vogliono, possono decidere di rimanere a casa pur conservando il proprio posto di lavoro…>>
Vengo interrotta da un interessante commento.
<<Ma, scusa, perché?>>
<<Perché cosa, pargola?>>
<<Perché anche i padri possono andare in maternità?>>
Io rispondo, con il consueto ma fastidioso tick all’occhio sinistro che di solito precede la catastrofe neuronale pargolica.
<<Come ti dicevo, non si chiama più “maternità”. Anche i padri possono andare i congedo per occuparsi dei figli neonati perché è loro diritto e così la famiglia può organizzarsi come me-…>>
<<Ma, scusa, come fanno i padri a occuparsi di un neonato?>>
<<Più o meno come fanno le madri, immagino.>>
<<Ma se gli uomini non allattano!>>
Ecco.
Questa ragazza informata sulla biologia, quanto sui più avanzati sistemi di cura del neonato, farà strada, me lo sento.
E immaginate la sua prole!
Prima mi faccio una risata: 😀 Poi ci penso, e mi dico: i genitori di questa pargola probabilmente saranno della mia generazione, attorno ai 40 credo; ora, sebbene io stato cresciuto per lo più da mia madre, l’idea del ruolo paterno ce l’ho ben presente: possibile che i genitori della pargola invece siano fermi a 40 anni fa, e questa non abbia alcuna idea del ruolo del padre nella cura dei figli?? Mah…
Più di questo (che indubbiamente è importante): è possibile che una quindicenne non abbia mai sentito parlare di tiralatte e latte in polvere? o.O